Testimonianze di tipo letterario che pittorico attestano, nel I secolo d. C., la scoperta da parte dei Romani durante le varie esplorazioni verso l’India. Gli studi del Casella e del Maiuri ci riportano a Pompei, che dopo essere stata sepolta nel 79 d. C., a seguito dell’eruzione del Vesuvio, ripetuti scavi archeologici successivi hanno fatto ritrovare dipinti che raffiguravano limoni appena raccolti ed altri agrumi. La caduta dell’Impero Romano segna la scomparsa della coltivazione del limone, che riemerge grazie alle espansioni degli Arabi verso Oriente e quindi segue il percorso di questo popolo verso i paesi del Mediterraneo. La pubblicazione del Trattato sul limone avvenne ad opera di un medico arabo, che, olre ad illustrare le qualità organolettiche, ha avuto il merito di esaltarne per primo le proprietà medicamentose.

Il periodo storico che fa riferimento alle Crociate ha determinato nuovo fervore di scambi commerciali tra Oriente ed Occidente ed anche la definitiva consacrazione della rilevanza della coltivazione dei limoni, che hanno trovato il loro habitat naturale nelle zone costiere del Genovese e dell’Amalfitano.

Durante il Rinascimento, il limone, oltre ad essere esaltato per le sue proprietà salutari e culinarie, cominciò ad essere utilizzato anche come pianta ornamentale nelle numerose ville gentilizie del tempo ( ville di Boboli, Medicee, Vaticane ecc.), superando, a volte, le intemperie dei climi pesanti attraverso le cosi dette limoniere che servivano a ripararle dalle avversità climatiche della zona non sempre adatta. Nello stesso periodo si diede pure sviluppo all’industria delle essenze, assieme alle arance e agli altri agrumi.

Nel 1646 venne pubblicata da parte del gesuita Baptista Ferrarius un’interessante opera sugli agrumi, di cui gran parte dedicata al limone, in cui si decantava l’importanza, sotto l’aspetto economico, per le aziende che ne curavano la coltura, la lavorazione e l’esportazione.

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Generalità sui Limoni

Il limone, citrus lemon, è una pianta appartenente alla famiglia delle Rutacee, che ha trovato il suo habitat naturale nelle regioni caldo-umide, con altezza variabile tra i tre e i sei metri. Le foglie di forma ellittica, sono di colore rossastro nella prima fase vegetativa, per poi diventare verde scuro; i rami sono spinosi ed il legno molto duro. I fiori dei limoni o zagare sono di colore bianco e si trovano all’ascella della foglia, isolati o in coppia, con la corolla composta da 5 petali con i bordi violetti.

I frutti hanno forma ovale o oblunga, e presentano spesso una protuberanza in un’apice e la forma appuntita all’altra estremità, la buccia, ricca di oli essenziali, che può essere più o meno spessa, a volte liscia a volte ruvida, contiene all’interno una massa spugnosa di colore bianco detta albedo; la polpa è costituita da 8-10 spicchi il cui succo è molto aspro e raggiunge sino al 50% del peso complessivo e contiene dai 50 agli 80 gr di acido citrico e altri acidi organici. La colorazione della buccia è a volte variegata bianco verde e a volte gialla ed è strettamente connessa al momento stagionale di raccolta, per cui trattandosi di specie riflorescente si differianziano il primo fiore, i verdelli e i bianchetti.

Oggi il limone è talmente diffuso in tutte le parti del mondo da rappresentare una specie autonoma che si propaga per innesto o talea anche se la storia ci dice che è un ibrido, ottenuto dall’incrocio tra il cedro e il pomelo. Nella terminologia comune con la parola limone si fa riferimento indifferentemente sia al frutto che alla pianta.

Limoni varietà

Varietà di Limoni

Esistono diverse varietà di limoni, le cui differenze risiedono sopratutto nella loro presentabilità esteriore, mentre identiche rimangono le caratteristiche organolettiche e la loro commerciabilità. L’elencazione è molto lunga e si può pure affermare che quelle di maggior interesse si riferiscono a cultivar nazionali che straniere.

Le cultivar di maggiore diffusione in Italia sono il Femminello comune con le sue diverse clonazioni (Femminello a Zagara Bianca, Femminello IGP siracusano, Femminello apireno Continella, femminello Dosaco, Femminello SantaTeresa, Femminello Scandurra, Femminello Lunario, Femminello Sfusato amalfitano), l’Interdonato ed il Monachello.

  • Il Femminello comune: è la cultivar più diffusa a livello nazionale, soprattutto in Sicilia e in Calabria, coprendo quasi il 70% della produzione nazionale. Presenta la caratteristica della rifiorescenza, per cui a parte la produzione normale, caratterizzata da limoni con epicarpo rugoso ma dotati di elevata acidità, che copre il periodo ottobre-marzo, il ripetersi della fioritura consente una raccolta più precoce (Sett-ott) con il Primofiore, mentre il periodo Aprile-Maggio viene coperta dai Bianchetti, con l’epicarpo poco rugoso, di scarsa acidità e di colore giallo pallido. I verdelli si raccolgono durante il periodo estivo e si presentano meno acidi, privi di semi e con l’epicarpo liscio.
  • L’Interdonato: è diffuso nel versante Ionico messinese, di origini incerte, è di pezzatura medio-grande allungata, ma poco succoso, la sua rilevanza è da accreditare alla precocità della produzione basata sopratutto sul Primofiore.
  • Il Monachello: poco rilevante poichè di scarsa produttività, anche se rispetto alle altre cultivar resiste di più al malsecco.
  • Sfusato amalfitano (o femminello sfusato): diffuso nella costiera amalfitana, è di grande pezzatura, quasi privo di semi, presenta la scorza piuttosto spessa e rugosa, ricca di oli essenziali, da cui per la prima volta i contadini della zona hanno prodotto e diffuso il famoso Limoncello.
  • Femminello Lunario: è un cultivar dalla scarsa produttività e scarso contenuto di acido citrico e oli essenziali, nonostante la sua caratteristica sia quella della fioritura durante tutto l’anno “il limone delle quattro stagioni”. Alla scarsa importanza commerciale, si contrappone, proprio per la sua grande capacità di fioritura e fruttificazione continua, un largo impiego negli orti e giardini o come pianta ornamentale da vaso.
  • Femminello apireno Continella: prende nome dall’agricoltore Saverio Continella di Acireale, che lo ha scoperto; varietà pregiata, poichè quasi priva di semi, è di piccola pezzatura, con la buccia spessa, di buona succosità e con un tasso piuttosto alto di acidità.

Il riconoscimento IGP viene riservato ai frutti di limoni coltivati nel suddetto comprensorio e rispondenti a requisiti e condizioni previsti dal Disciplinare di produzione IGP “Limone di Siracusa”, che specifica una serie di regole da rispettare con stretto riferimento al sistema di coltivazione, la zona di produzione, le modalità di raccolta, il confezionamento e l’etichettatura, i controlli di conformità, il legame con l’ambiente, il monitoraggio e la tracciabilità e rintracciabilità del prodotto. Inoltre, a seconda dell’epoca di raccolta, descrive le tipologie di frutto, specificando e distinguendo tra Primofiore, Bianchetto e Verdello. Il limone di Siracusa è stato presente all’EXPO Milano 2015, come ambasciatore di Sicilia, con il suo profumo inebriante di zagara, con il suo sapore genuino, con la storia e le tradizioni di un territorio immerso nella bellezza e nella natura. Vengono decantate, nell’occasione, l’elevato tasso di succosità (34%), la bontà della buccia, di grana fine, spessa, aromatica e molto ricca di oli di estrema qualità, l’alto contenuto di acido nitrico e vitamina C.

L’habitat di questo inestimabile patrimonio è la costa pianeggiante e fertile tra il mare Ionio e l’entroterra del territorio Siracusano, caratterizzato da un suolo alluvionale e ricco di calcare, fiumi sotterranei ed un clima molto adatto, per il sole tiepido e aria umida, ingredienti determinanti per la migliore nutrizione dei frutti e per irrigare le piante, disinfettate naturalmente, nel periodo estivo, dalla salsedine depositata dall’aria marina.

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